ALVERNIA ROMANICA
Priorato di Chanteuges, situato su un terrazzamento di basalto che domina la valle dell’Allier e la confluenza con la Desges, conserva l’antica chiesa abbaziale dedicata a San Marcellino, primo vescovo di Embrun. La sua costruzione iniziò nell’XI secolo e si concluse agli inizi del XVI.
STORIA
La data di fondazione dell’abbazia risale al 28 agosto 936, come riportato dall’atto di fondazione, quando Cunaberto, preposto del capitolo di Saint-Julien a Brioude, nipote dei proprietari, consigliatosi con Odone di Cluny, si rivolse ad Arnolfo, abate di Aurillac. I primi monaci vennero infatti inviati dall’abbazia di Saint-Géraud di Aurillac. La prima dedicazione fu a Saint-Julien. Nell’XI secolo venne costruita la chiesa ed un documento di Papa Callisto II del 1119 conferma i diritti dell’abbazia, che nel frattempo aveva assunto la dedicazione a San Marcellino. Intorno al 1130 l’abbazia cadde in rovina e un signorotto locale, Ithier de Mandulphe de Digons, la prese e, sfruttando la sua posizione sopraelevata ed impervia, la trasformò in una fortezza, lasciandola "in mano a briganti ed assassini". I frati si rifugiarono al seguito del priore, padre Raymond, presso l’abbazia di La Chaise-Dieu, che acquistò così l'abbazia trasformandola in priorato e ristabilì quindi i diritti di possesso, confermati dai vescovi di Bourges e di Clermont. L'abate di La Chaise-Dieu, Etienne de Mercœur (1111-1146), rinverdì l'abbazia con l’apporto di 20 monaci, nonostante l'opposizione del capitolo di Brioude (opposizione risolta solo nel 1175), e cominciò gli interventi di ricostruzione (1137).
La chiesa attuale venne ricostruita subito dopo la rifondazione del priorato, ma conserva alcune parti della chiesa anteriore. Gli archi delle navate laterali sono originali di quest’epoca, mentre i capitelli hanno analogie con quelli della basilica di Saint-Julien a Brioude e con l'abbazia di Mozac, risalenti al 1080 circa. I capitelli di Chanteuges sono tra i più belli dell’Alto Allier, forse realizzati dal miglior scultore della basilica di Saint-Julien a Brioude. Altre analogie dei capitelli si riscontrano con quelli della chiesa di Saint-Georges a Saint-Paulien (che vedremo in una delle prossime puntate del viaggio).
Nel 1318 il priorato venne riunito a La Chaise-Dieu e divenne il luogo preferito di residenza dell’abate della casa madre, soprattutto Jacques di Saint-Nectaire (1491-1518), l'ultimo abate regolare di La Chaise-Dieu, che intraprese la costruzione delle volte a costoloni della navata centrale della chiesa e venne condotta la realizzazione della finestra dalla facciata occidentale, ingrandita, e del fianco meridionale, di chiaro stampo gotico. Quindi, a sue spese, fece costruire la cappella di Sant'Anna, la cappella dell'abate sul lato nord del chiostro, in ricordo della sorella Anna, morta nel 1496. In quest’epoca venne anche eliminato il clocher-porche originario sostituito da un muro nudo. Il convento non subì danni durante le guerre di religione e ospitò i monaci dell'abbazia di La Chaise-Dieu, quando nel 1572 questa fu devastata da un incendio appiccato dai protestanti. Nel 1640 l'abbazia passò sotto i benedettini di Saint-Maur. Quindi nel 1792 il priorato fu venduto come proprietà nazionale e nel 1793 la cappella di Sant'Anna fu trasformata in un deposito di foraggi, per essere poi restaurata nel 1837 e nel 1867. La chiesa è classificata nell'elenco dei monumenti storici nel 1840, classamento riconosciuto poi nel 1862 (chiostro), 1889 (recinto), 1914 (cappella); iscrizione nel 1928 (edifici). La torre situata a nord-ovest dell'abbazia è crollata nel 1896, mentre la galleria nord del chiostro venne ricostruita nel 1970.
ARCHITETTURA
L'edificio ha pianta irregolare basilicale a tre navate di solo quattro campate senza transetto. Le tre navate si concludono ciascuna direttamente in un'abside. L’edificio misura in lunghezza all’interno 32 m e nel mezzo è larga 18. Le campate occidentali hanno un impianto piuttosto irregolare: il muro della facciata non è in squadro con l’asse della chiesa. La prima campata è tanto deformata sulla navata quanto sulle navate laterali; e così anche la seconda campata del fianco nord. Inoltre l’abside principale è di una sorprendente semplicità se rapportata alle due cappelle laterali che la inquadrano. L’abside probabilmente appartiene all’edificio precedente e venne mantenuta come il clocher-porche occidentale. La chiesa venne riparata in qualche modo per poterla officiare, quindi secondo un’usanza diffusa venne cominciata la ricostruzione del perimetro murario. Nella ricostruzione, per ragioni economiche, si decise di conservare la prima campata della parte occidentale e vennero costruite le campate verso il coro.
Le volte romaniche, alte 15,60 m, a seguito di un crollo, vennero sorprendentemente ricostruite più basse (12,40) in epoca gotica mediante volte a crociera costolonata, poggianti su pilastri quadrati e semicolonne addossate su ogni lato. Le navate laterali hanno altezza della metà di quelle romaniche (7,80 m). La chiesa in origine era alta quanto larga (18 m). La proporzioni della chiesa di Chanteuges sono piuttosto sorprendenti. Il mastro costruttore fu molto audace a realizzare volte tanto slanciate, sostenute solo dallo spessore dei muri e dai contrafforti esterni corrispondenti ai pilastri interni. Egli aveva aperto delle alte, finestre sopra il tetto delle navatelle. Le navate laterali coperte da volte a crociera non costolonata, sono ora, tra le parti più belle della chiesa. Anch’esse hanno delle proporzioni insolite: le arcate che compongono le volte, partendo da capitelli piuttosto bassi, sono molto rialzate; le volte, così costruite come d’usanza nel Brivadois, sono quasi piatte. Si nota infine la dimensione delle navate laterali in rapporto alla nave principale, come a Brioude. Sembra infatti che l’architetto del priorato di Chanteuges abbia preso ispirazione dalla basilica di Saint-Julien a Brioude: la pianta dei pilastri è da essa derivata; hanno infatti un deciso nucleo quadrato con quattro colonne addossate sui lati, tre delle quali hanno la stessa altezza. Le basi, una scozia tra due tori, seguono il contorno intero del pilastro. Le absidi non sono simili. L’abside maggiore, molto bassa, è un resto della chiesa primitiva. La calotta è rifatta come la finestra, mediocre, in asse con la chiesa del XV secolo. Le absidiole al contrario sono molto curate: quadrate all’esterno, all’interno hanno la classica forma a nicchia con volta a semicalotta. Esse sono decorate ognuna da sei belle colonnette, staccate completamente dai muri e elevate direttamente dal pavimento. La chiesa ha due portali, uno in facciata, l’altro nella terza campata sul fianco nord, verso il chiostro.
La chiesa è dotata di 44 capitelli, la maggior parte dei quali ha decorazione fitomorfa, con foglie intrecciate che si ispirano liberamente a modelli antichi, corinzi. Quelli più curati sono stati posati intenzionalmente sul lato sud meglio illuminato e sono attribuiti, a giusto titolo, all’atelier di Mozac. I temi sono quelli tipici della Limagne, rilievi vigorosi, modellato fermo, senso della composizione e dettagli tipici come la stilizzazione delle capigliature. Un capitello mostra tre aquile dalle ali spiegate, tema che ritroviamo a Brioude. Di fronte due giovani sirene in cui le code squamose si curvano in modo armonioso. Un capitello assomigliante a Brioude, dove lo stesso atelier lavorò, ma con un disegno più fermo, definito. Un altro stupendo capitello raffigura il supplizio dell’usuraio (o avaro), con la lunga tunica ed il copricapo, con la borsa appesa al collo mentre ai fianchi ha due dragoni con le fauci spalancate nell’atto di divorarlo. Un altro personaggio tipico dell’Alvernia, il crioforo (lett. portatore di ariete) o portatore di pecore, trova la sua raffigurazione sul secondo pilastro sud, così come sullo stesso pilastro un altro raffigura giovani uomini nudi in posizioni simili al precedente, nell'atto di afferrare piante. Nella navata laterale sinistra, a nord, il lavoro scultoreo sembra appartenere ad un atelier differente; la loro lettura ricorda i corrispondenti della cattedrale di Le-Puy. In un capitello è un busto di donna che emerge dal fogliame; essa tiene per le orecchie due lupi. "Forse un riferimento al detto latino tenere lupum auribus?"
Un ultimo capitello propone un enigma: “esso mostra un santo vescovo con la sua croce dentro una barca, mentre due rematori cercano di farla avanzare, due grifoni alati la afferrano con gli artigli. "Può essere la messa in scena di una leggenda locale?” Per alcuni sarebbe un santo su una barca, con due angeli e due grifoni e raffigurerebbe la celebre narrazione della traslazione di Sant’Antonino, confuso con Sant’Antoliano di cui Chanteuges possedeva le reliquie. Altre ipotesi non trovano conferma e resta il mistero del suo significato.
La facciata, dopo la scomparsa dell’originario clocher-porche nel XV secolo e l’apertura della grande finestra, non offre più che un muro nudo dove venne costruito un misero campanile dopo la rivoluzione. Molto più interessanti le facciate laterali, i fianchi. Demolite le costruzioni che nascondevano parzialmente le parti alte dei fianchi, sono state ricostruite le coperture originarie. I muri delle navate laterali e quelli della navata maggiore sono suddivisi dai contrafforti e tra questi si aprono nei due registri tre arcate cieche, con arco trilobato, che ricordano quelle di Chamaliers-sur-Loire, Beaumont presso Clermont e Chatel-Montagne (Allier).
La parte absidale è costruita a strapiombo sull’Allier e la si può ben vedere solo dalle sponde del fiume. Da qui la vista sull’abside sormontata da un bel timpano e inquadrata dalle due absidiole quadrate e coperte da un tetto ad una falda. Adagiato sul fianco nord della chiesa un chiostro molto semplice con arcate “a manico di cesta”. Una bella porta fiammeggiante decorata con le insegne dell’abate Jacques, apre la cappella di Sainte-Anne, che purtroppo ha perso le sue vetrate e le sue tappezzerie originarie, ma conserva sculture ingenue piene di fascino. Foto e testi: Paolo Salvi
Bibliografia:
Francoise Leriche-Andrieu, ITINERAIRES ROMANS EN AUVERGNE, coll. Les travaux des mois, 1978
Bernard Craplet, AUVERGNE ROMANE, coll. La nuit des temps, 1992
Jacques Baudoin, AUVERGNE, TERRE ROMANE, 1993
Francis Debaisieux e altri, LES TRESORS DE L’AUVERGNE ROMANE, 2008
Jacques Loubatiere, BIBLE de l’ART ROMAN, 2010
Bruno PHALIP, AUVERGNE ROMANE, Dijon, 2013
Régis THOMAS, Martin de FRAMOND, Bertrand GALLAND, ÉGLISES DE HAUTE-LOIRE, Le-Puy-en-Velay, 2015
Sitografia:
art-roman.net - Chanteuges
fr.wikipedia.org - Prieuré_de_Chanteuges
un articolo completo sia nella descrizione sia nel materiale iconografico. Perfetto!