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Immagine del redattorePaolo Salvi

ATENE, Chiesa di Panagia Kapnikarea (Εκκλησία της Παναγίας Καπνικαρέας)

Aggiornamento: 5 gen

Scorcio del fianco meridionale e delle absidi orientali

STORIA

Il nome Nostra Signora di Kapnikarea si trova in molte fonti nel corso dei secoli, con diverse varianti, o come Panagia di Vassilopoula (dall’imperatrice ateniese Evdokìa, Atenaide Elia Eudocia ). Secondo un altra ipotesi, iIl nome deriverebbe dal fondatore della chiesa, che era un esattore della tassa bizantina sul fumo, relativa ai camini situati nelle abitazioni.

Kapnikarea fu eretta, secondo la tradizione, sul sito di una chiesa più antica, costruita da Eudocia Athenaia (401-460), moglie dell’imperatore Teodosio il Giovane (imperatore romano, 408-450). Evdokìa, secondo l’usanza dell’epoca, fece costruire una chiesa sulle fondamenta di un tempio greco, dedicato a Demetra o ad Athena. E’ particolarmente difficile ricostruire la storia dell’edificio nell’epoca medio bizantina in quanto ad Atene vi è una pressoché totale carenza di fonti scritte.              In ogni caso la costruzione dell’attuale tempio venne fatta in tre fasi:     a) costruzione della chiesa principale nel terzo quarto dell’XI secolo;      b) costruzione dell’esonartece e del propileo all’inizio del XII secolo;       c) costruzione della cappella ad un vano di Agia Varvara (Santa Barbara) durante gli anni della dominazione franca o turca.    Durante la rivoluzione del 1821 e nell’assedio della città di Atene (1826-27) la chiesa subì numerosi danni. I colpi di cannone sparati dall’Acropoli distrussero quasi completamente la cappella di Santa Barbara, che venne ricostruita a proprie spese da comandante Ioannis Prentzas, tanto che venne chiamata “Nostra Signora di Prentzas”.     Nel 1834 la chiesa corse il rischio della demolizione per l’apertura di via Ermou. Alla fine venne salvata dalla demolizione dal re Ludwig I di Baviera, che si oppose al piano urbanistico dell’architetto Leo von Klenze, incaricato dal re Ottone I, re del regno di Grecia e figlio di Ludwig.

Il fianco meridionale dove si apre, a sinistra, l'ingresso (propileo) e la cupola

ARCHITETTURA La chiesa di Kapnikarea è costituita da tre parti distinte costruite in successione e collegate tra loro: sul lato meridionale la più grande chiesa dedicata alla Presentazione di Maria al Tempio, sul lato settentrionale la cappella di Santa Barbara; ad ovest l’esonartece con il propileo. La parte principale ha il classico impianto cruciforme inscritto in un quadrato, al cui centro si eleva una cupola. Il santuario è diviso in tre navate che si concludono in tre absidi, internamente semicircolari ed all’esterno poligonali su tre lati. Antistante il santuario è un endonartece coperto da volte.          La cupola è di tipo ateniese con cornici ad arco in marmo, gronde aggettanti e monofore con colonnette di spoglio recanti un decoro floreale a forma di cuore. La colonna di nord-est ha un capitello corinzio di epoca romana, quella sud un capitello corinzio ad otto foglie di epoca incerta, quello nord-ovest un capitello corinzio con quattro foglie d’acanto.                 Cronologicamente l’ultima costruzione è quella della cappella di Santa Barbara (agia Varvara) ad settentrione. Questa ha una cupola separata simile alla chiesa principale ma con altezza ridotta. La datazione della cappella non è facile per la relativa unità stilistica col complesso e per i rifacimenti ottocenteschi, e parrebbe risalire alla dominazione turca, ma con alcune parti del muro orientale originarie. Da ciò si è ipotizzato che la cappella fosse stata costruita sui resti di un antico edificio.  L’intera costruzione è stata realizzata con un sistema costruttivo tipico detto “a mattone chiuso” in cui le pietre venivano incorniciate da mattoni posti orizzontalmente e verticalmente e legate da giunti di malta in file singole o doppie, mentre nella parte inferiore dell’edificio sono presenti pietre bianche disposte a formare delle croci.     La decorazione esterna è relativamente modesta. Una fascia dentellata segue il perimetro dell'edificio e avvolge gli archi rialzati che attorniano le monofore, su entrambi i registri, come sulla cupola ottagonale. Quest'ultima ha su ogni faccia una monofora ad arco a sesto rialzato, con doppia ghiera di mattoni posti di coltello e in verticale, parimenti alle monofore del resto dell'edificio. All’inizio del XII secolo fu aggiunta la parte anteriore con aperture ad arco a ferro di cavallo che, chiuso, fu trasformato in esonartece, dalla caratteristica copertura a quattro tetti a doppia falda che movimentano così la tipologia del corpo principale. Allo stesso periodo appartiene il piccolo propileo a sud dove le sue due colonne sono sormontate da capitelli paleobizantini privi di decorazioni.


Affreschi dell'abside con la Madonna in trono col Bambino

AFFRESCHI All'interno la chiesa è tutta affrescata. Nell'abside maggiore, nella semicalotta è la Vergine in trono col Bambino («Maria Theotòkos»), attorniata dai monogrammi MR e ThY, entrambi con le mani levate, secondo l'uso orientale.

"Un grande e immediato sviluppo del culto della Vergine nell’Oriente greco e poi anche in Occidente fece seguito al concilio di Efeso (431), che si celebrò in una chiesa mariana e che ebbe come suo motto emblematico «Maria Theotòkos» (Maria genitrice di Dio): praticamente tutte le feste mariane e i tipi iconografici fino al Medioevo avanzato provennero dall’Oriente e da Bisanzio in particolare.

Molti templi pagani dell’antica Grecia vennero trasformati in chiese cristiane e spesso dedicate alla Vergine. Ad Atene, centro culturale prestigioso e ancora animato da pensiero pagano, il celebre Partenone, tempio di Atena, dea della sapienza, nel 432 venne dedicato alla Santa Sapienza (“Aghia Sofia”: il Verbo, Cristo), apportandovi solo delle lievi modifiche all’interno. Tuttavia il culto mariano vi divenne prevalente e nel 662 si ebbe una nuova dedicazione: la Vergine era invocata nel tempio come “Panaghia Ateniotissa” (la Tuttasanta di Atene): in pratica il culto a Maria venne a rimpiazzare quello ad Atena. Il termine “Tuttasanta” (“Panaghia”), è quello corrente in Grecia per indicare e invocare Maria e corrisponde in pratica al nostro Madonna”. (da https://campaniafelix.tv/la-madonna-greca-maria-theotokos/)

Nel registro superiore, sotto la calotta, è il Cristo sotto ad un baldacchino e affiancato da due Angeli, in quello inferiore ai lati di una tenda si vedono quattro santi. Le pareti del coro sono anch'esse affrescate, ma poco visi ili per la presenza dell'iconostasi, che impedisce l'accesso, oltre a togliere parte della visuale.



Nella cupola al centro della croce è il Cristo Pantocratore, in atteggiamento meno statico rispetto ai canoni bizantini, con la mano alzata che sembra impugnare un oggetto. Sotto la teoria degli angeli, mentre nelle vele delle trombe sono i quattro Evangelisti raffigurati allo scrittoio senza il Tetramorfo. Nelle volte adiacenti sono raffigurate Scene del Nuovo Testamento, come il Battesimo di Gesù, la Presentazione al Tempio, Gesù nel deserto, la Crocefissione. Nei sottarchi tra una campata e l'altra si trovano varie raffigurazioni di Santi e Sante. Questi affreschi sono in ottimo stato tanto da far pensare a rifacimenti moderni.


Testo e foto di Paolo Salvi (ove non specificato diversamente)


GALLERIA DELLE IMMAGINI D'ARCHIVIO (da siti greci)

Foto d'archivio e pianta dell'edificio (da internet, sito greco)

GALLERIA DELLE IMMAGINI (Esterno)



GALLERIA DELLE IMMAGINI (Interno)



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